domenica 24 aprile 2011

La Settimana Santa in Sardegna





Eccomi a Stintino (Sardegna)



Da qualche anno ho avuto la fortuna di conoscere un’altra regione italiana e di scoprirla meravigliosa (difficile in verità trovarne una brutta), ma non posso nascondere che la Sardegna mi ha davvero stregato.
Tanto che mi sono domandata il perché a volte ci si imbarchi in lunghi voli intercontinentali, quando abbiamo già qui vicino un mare così bello.

Ma oggi non voglio parlare delle bellezze marine del luogo bensì, avvicinandosi la Santa Pasqua, di come questa venga festeggiata sulla “nostra” bellissima isola.


In Sardegna, infatti, le celebrazioni legate alla Settimana Santa (Sa Chida Santa) sono molto sentite e vissute con un intenso trasporto spirituale, che viene trasmesso durante cerimonie religiose che diventano eventi di grande emozione per chi ha la fortuna di assistervi.
Secolari tradizioni di origine spagnola si fondono con antichissime usanze mistico-religiose locali (campidanesi, logudoresi e barbaricine) per dar vita a riti, processioni e momenti corali di grande forza espressiva e suggestione.

Duminica 'pramas
Tutto inizia con la Domenica delle Palme (Duminica ‘e pramas), dove un mare di palme intrecciate ondeggiano sopra le teste dei partecipanti che le sventolano in ricordo del momento dell’ingresso di Cristo a Gerusalemme. Sopravvive ancora, infatti, l'usanza di intrecciare i rami più teneri delle palme (quelli interni) per formare autentici capolavori con diverse forme e fantasie. Le palme e i rami d'ulivo, a cui vengono attaccate piccole croci di palma, vengono preparate dai confratelli una settimana prima ("chida 'e prammas) e vengono poi benedette la mattina "Dominga 'e prammas" prima della S.Messa.

Sos Misterios
I Misteri (Sos Misterios) occupano il lunedì e il martedì che seguono con la loro grande carica allegorica: il calice, il flagello, la corona di spine e la croce riportano in scena le pene patite da Gesù, una sofferenza sentita nei cuori dei partecipanti alla processione mentre cantano il “Miserere.”

Giovedì è il primo giorno del triduo pasquale che si articola nei momenti della Passione e Resurrezione del Signore. Durante il Jobia Santa le profezie funeste del tradimento di Giuda e del rinnegamento di Pietro sono protagoniste insieme alla ritualizzazione dell’Eucarestia: Cristo offre il proprio corpo e sangue e chiede alla  Chiesa di riproporre questa testimonianza fino alla fine dei tempi.

La decorazione dei Sepolcri (sos Sepurcros) con spighe di frumento segna la fine della liturgia che vedrà i fedeli compiere il percorso delle sette chiese con la Madonna Addolorata.

Il Venerdì Santo (Chenapura Santa) raggiunge, come è logico, il suo momento di maggiore coinvolgimento nella crocifissione: attimi catartici che racchiudono il più intricato e affascinante dei misteri del culto cristiano.

La domenica di Pasqua saluta l’alba con un vociare festoso e l’aria si riempie di frasi come “bibu est Deus” (Cristo è vivo): i cori accompagnano la ricongiunzione tra il simulacro di Cristo Risorto con quello della Madonna sottolineando, con lo scambio degli auguri, che Pasqua alberga tra i cuori dei presenti rinsaldati nella fede.

Le processioni dei Misteri, i Sepolcri, la crocifissione (S’Incravamentu) e la deposizione della Croce (S’Iscravamentu), fino alla riunione di Gesù risorto con la Madonna (S’Incontru), sono così coinvolgenti e non possono non toccare il cuore di tutti, fedeli e non.

martedì 12 aprile 2011

Considerazioni..."dallo Spazio"


Yuri Gagarin

Oggi è il 50° anniversario del 1° viaggio nello spazio.

Fu proprio cinquant’anni fa, il 12 aprile 1961, quando l’ex pilota da combattimento sovietico Yuri Gagarin realizzò un’intera orbita ellittica attorno al pianeta (definito “Azzurro e bellissimo”), in un volo di 108 minuti, per mezzo della navicella spaziale Vostok 1 (“Oriente 1″)

Così non ho potuto non pensare a come scorre velocemente il tempo.

Per me che sono nata nell’anno del primo sbarco sulla luna, che da piccola facevo i conti e pensavo che, dopotutto, sarei dovuta riuscire ad arrivare all’anno 2000.

Come mi sembrava lontano quell’anno!

In televisione trasmettevano la serie di telefilm “Spazio 1999”!

La sigla iniziale
Ve lo ricordate?
Fu trasmesso in Gran Bretagna e negli USA a partire dal 1975 mentre arrivò in Italia dal 1976. Parlava della base lunare Alpha, un’installazione creata per scopi di ricerca scientifica nello spazio, guidata dal comandante John Koenig. 

il Capitano Koenig
A seguito di una tremenda esplosione di scorie nucleari instabili nella faccia opposta della Luna, quella nascosta alla Terra, la Luna esce dall’orbita terrestre ed inizia a girovagare nello spazio,  facendo venire a contatto l’equipaggio con civiltà aliene (ora amichevoli, ora ostili) e forme di vita insolite, che inducono a riflessioni filosofiche sul senso ultimo della vita.

E tutti noi, bambini, guardandolo ammirati pensavamo che nel 2000 la nostra vita sarebbe stata caratterizzata da una tecnologia incredibilmente sviluppata. Che il mondo sarebbe stato proiettato nel futuro, con mini astronavi al posto delle automobili, sopraelevate elettriche al posto dei bus cittadini e chissà che altra diavoleria che ci semplificava la vita...

Oggi, a 11 anni da quella data che ci sembrava così lontana e che avrebbe dato una svolta epocale al nostro modo di vivere, cosa abbiamo?

Traffico e Inquinamento
Un paese dove ci sono ancora i “soliti” problemi di traffico e di inquinamento, ma moltiplicati all’ennesima potenza!

La cementificazione che avanza senza una reale attenzione alle esigenze del territorio e al rispetto della natura, mentre non si fa nulla di concreto per abbattere le barriere architettoniche per le carrozzine di persone disabili e non.

Rifiuti a Napoli
Bellissime città, come Napoli, che non sono attrezzate neanche a smaltire i propri rifiuti.

Le fonti energetiche tradizionali che si stanno esaurendo e che mettono in ginocchio i suoi utilizzatori; mentre come unica alterativa si pensa alle pericolosissime centrali nucleari!

Un tasso di disoccupazione impressionante e un trattamento da schifo per i pochi che un lavoro l’hanno ancora.

I nostri governanti che si dedicano a fare i loro interessi, ad aumentarsi lo stipendio ed i benefici, anziché occuparsi seriamente delle problematiche del paese!

E questo elenco potrebbe continuare ancora e ancora…

Altro che base Alpha, altro che mondi da scoprire e tecnologie al nostro servizio!

Si tornerà mai a considerare il bene comune prima degli interessi individuali?

Potranno gli uomini diventare dei capitani Koenig che si sacrificano per il bene del loro equipaggio?

Per consolarmi e scrollarmi di dosso il pessimismo che oggi è venuto a farmi visita, citerò allora una delle mie frasi preferite di Lev Tolstoj, dalla quale cerco sempre di trarre ispirazione:
« Tutti pensano a cambiare il mondo, 
ma nessuno pensa a cambiar se stesso.»
Nessun individuo da solo potrà forse risolvere i problemi globali, ma se tutti noi facciamo del nostro meglio nel nostro piccolo, stiamo già cambiando un pezzettino di questo nostro mondo. 



mercoledì 6 aprile 2011

Omaggio all'Aquila


I danni alla cattedrale
Nella notte tra il 5 ed il 6 aprile 2009 una dura ferita viene inflitta alla città de L’Aquila in seguito ad una forte scossa di terremoto di magnitudo 5.8.

I palazzi crollano, la gente cerca di fuggire come può, in pigiama, scalzo, qualcuno con solo la biancheria intima in dosso: è l’inferno!
Il bilancio di 30 secondi di terrore sarà di ben 295 vittime ed un numero impressionante di sfollati, gente che si è ritrovata senza casa, qualcuno anche senza una persona cara, rimasta purtroppo lì tra i cumuli di macerie.

Il grande lavoro di pompieri, vigili, volontari...
Numerosissimi edifici sono crollati ed anche quelli che hanno resistito sono seriamente danneggiati.
Il patrimonio artistico andato perso è inestimabile ed ora si pensa almeno a ricostruire la città, a cercare di riportare la normalità per quelle persone sul cui viso si legge ancora il terrore di quell’attimo che ha stravolto per sempre le loro vite.

Non si può rimanere indifferenti di fronte a questa tragedia che ha toccato i cuori di tutti gli italiani e non solo. 
Per questo motivo ho deciso di dedicare loro il mio sguardo sul mondo di oggi, con un omaggio a questa magnifica città e ai suoi dintorni.

Il fiume Aterno
L’Aquila è situata a 721 metri sul livello del mare, lungo il declivio di un colle alla sinistra del fiume Aterno, in mezzo ad un'ampia conca compresa tra la catena del Sirente e il lato occidentale del Gran Sasso d'Italia che, con la svettante cima del Corno Grande di 2912 metri, detiene il primato di montagna più alta dell'Appennino.
L'aspro massiccio del Gran Sasso pare segnare il limite tra le due tipologie di paesaggio presenti in Abruzzo: quello marittimo verso oriente e quello montano dell'alto Appennino ad occidente.

Il Gran Sasso da Campo Imperatore
La sua importanza non si limita solo al suo aspetto geomorfologico ma anche alla naturale vocazione di stazione sciistica e alla sua memoria storica: infatti in località Campo Imperatore (raggiungibile da L'Aquila in pochi minuti con una moderna funivia) fu tenuto prigioniero Mussolini nel 1943. L'albergo che lo ospitò, recentemente restaurato, conserva ancora intatta la stanza dove il duce visse ore difficili.
Non lontano dall'albergo si trova il prestigioso osservatorio astronomico ed una piccola chiesetta.

Veduta aerea del Gran Sasso che fa intravedere,
a destra,  il rifugio Duca d'Abruzzi
Molto suggestivo è il panorama delle maestose montagne innevate, che d'estate si colorano di un color verde brillante, interrotto qua e là dal bianco delle greggi che pascolano e che ancora costituiscono parte dell'economia e della tradizione dei piccoli centri abitati del Gran Sasso.
Il Lago di Campotosto
Il versante appenninico che da L'Aquila porta verso l'alto Lazio e l'Umbria si presenta articolato e ricco di vegetazione sino ad incontrare le acque del lago artificiale di Campotosto, il lago più grande d'Abruzzo, meta del turismo estivo.

La pineta di Roio
Proprio alla periferia del centro abitato dell'Aquila, sorge la magnifica pineta di Roio, un polmone verde dove rinfrescarsi nelle calde giornate estive che, anche in questa zona tipicamente montana, a volte, raggiungono temperature canicolari.

L'Aquila nasce ufficialmente nel 1254, su richiesta degli abitanti dei leggendari 99 castelli del territorio circostante, ad opera di Federico II di Svevia che emana un diploma, reso esecutivo dal figlio Corrado IV, nel quale si stabilisce di edificare la città di L'Aquila, il cui nome deriverebbe dal villaggio di Acculi, preesistente alla città o, più verosimilmente, dall'emblema imperiale degli Svevi; distrutta da Manfredi fu ricostruita da Carlo d'Angiò che la fece cingere di mura.

Il castello cinquecentesco a l'Aquila
Importante ricordare che fu proprio qui che, il 2 agosto del 1294, nella basilica di S. Maria di Collemaggio, veniva incoronato papa Pietro del Morrone col nome di Celestino V.
E che, sotto gli Aragonesi divenne così importante da essere la seconda città del regno dopo Napoli.

Già nel passato L'Aquila subì gravi terremoti: si ricordano particolarmente quelli del 1646 e del 1703, ma sempre riuscì a rialzarsi dal peso delle perdite sia materiali che affettive e ricostruirsi più bella di prima.

Ed è questo il mio augurio sincero: che L’Aquila possa risorgere e dare ai suoi abitanti un futuro di prosperità e felicità.

lunedì 4 aprile 2011

Prendiamo esempio dall'Olanda



Il Mulino: emblema caratteristico dell'Olanda




Oggi ho visto un interessantissimo documentario sull’Olanda e sulla conservazione delle sue abitazioni tipiche.

La diga Afsluitdijk oggi
Nazione relativamente giovane, l’Olanda ha faticosamente lottato con il territorio limitato dalle acque per accaparrarsi terreno utile al suo sviluppo: una battaglia accanita e ingegnosa, fatta di argini, dighe e mulini a vento.
"Acqua o non acqua, noi qui c'insediamo" dissero gli abitanti del contado di Olanda"  quando per la prima volta i futuri olandesi approdarono in questa terra che nessuno avrebbe mai conquistato per le impossibili condizioni di sopravivenza.

Il mare è stato domato con argini e dighe, in un rapporto di odio-amore che ha reso unica questa nazione.

Un esempio di questa lotta e di cambiamenti che condizionano vicendevolmente mare e popolazione, è dato dalla costruzione della diga Afsluitdijk, che con i suoi 30 chilometri di lunghezza ha sbarrato la comunicazione con il Mare del Nord, dando origine al maestoso lago artificiale di Ijssel.
I lavori del 1932

La decisione della costruzione di questa diga venne presa nel 1932 per porre fine al secolare problema degli allagamenti.
Nelle foto storica si può notare il grande lavoro e l'enorme sforzo degli olandesi con le attrezzature ed i macchinari di quel tempo in un'impresa in cui lo stesso uomo ha superato se stesso, dimostrando di riuscire a sconfiggere le forze della natura che altrimenti l'avrebbero sopraffatto.
Ma l'immensa diga obbligò il mare ad una “reazione” naturale: il bacino creato si andò col tempo trasformando in un lago di acqua dolce, portando disastrose conseguenze, quasi fosse una sorta di “vendetta marina", mandando in rovina l’economia locale che si fondava prettamente sulle attività tipiche di una zona portuale.
La gente, inizia inevitabilmente a doversi spostare in altre zone portuali abbandonando il villaggio.





Lo Zuiderzeemuseum
Ma ecco che, negli anni ’50, interviene l’ingegno olandese, che trova un modo per evitare che questa zona e le sue costruzioni abbandonate si perdano per sempre.
Il villaggio di pescatori viene così ristrutturato e diventa un museo a cielo aperto.
Lo Zuiderzeemuseum però non si è limitato a questo, ma è andato a recuperare in tutta la nazione edifici che dovevano essere demoliti, li ha smontati e rimontati in questa zona, riproducendo il più fedelmente possibile alcuni dei quartieri storici più belli e caratteristici dell’Olanda non solo rurale ma anche industriale ed artigianale.
Per questo motivo vi possiamo ammirare: un porto, una chiesa del XIX secolo (proveniente dall’isola di Wieringen), una scuola, un mulino, una fabbrica di zoccoli, una farmacia (proveniente da Hoorn), un negozio di dolciumi, un affumicatoio per le anguille, la bottega di un velaio, una collezione di barche antiche (ospitata nella Peperhuis, un vecchio magazzino della Compagnia Olandese delle Indie Orientali), dei forni per la calce, varie abitazioni (tra cui quelle provenienti da Urk e da Zoutkamp), nonché le tipiche fattorie con tetto a forma piramidale, le Stolp, case-fattoria inizialmente nate per riparare sotto uno stesso tetto persone e animali, ed oggi quasi sempre destinate interamente ad abitazione.
L'interno della chiesa...
...e della scuola










L’Italia, che con i suoi tesori storici potrebbe essere tutta un museo a cielo aperto, dovrebbe proprio prendere esempio da questo modo intelligente di salvaguardare le nostre tradizioni.