mercoledì 6 aprile 2011

Omaggio all'Aquila


I danni alla cattedrale
Nella notte tra il 5 ed il 6 aprile 2009 una dura ferita viene inflitta alla città de L’Aquila in seguito ad una forte scossa di terremoto di magnitudo 5.8.

I palazzi crollano, la gente cerca di fuggire come può, in pigiama, scalzo, qualcuno con solo la biancheria intima in dosso: è l’inferno!
Il bilancio di 30 secondi di terrore sarà di ben 295 vittime ed un numero impressionante di sfollati, gente che si è ritrovata senza casa, qualcuno anche senza una persona cara, rimasta purtroppo lì tra i cumuli di macerie.

Il grande lavoro di pompieri, vigili, volontari...
Numerosissimi edifici sono crollati ed anche quelli che hanno resistito sono seriamente danneggiati.
Il patrimonio artistico andato perso è inestimabile ed ora si pensa almeno a ricostruire la città, a cercare di riportare la normalità per quelle persone sul cui viso si legge ancora il terrore di quell’attimo che ha stravolto per sempre le loro vite.

Non si può rimanere indifferenti di fronte a questa tragedia che ha toccato i cuori di tutti gli italiani e non solo. 
Per questo motivo ho deciso di dedicare loro il mio sguardo sul mondo di oggi, con un omaggio a questa magnifica città e ai suoi dintorni.

Il fiume Aterno
L’Aquila è situata a 721 metri sul livello del mare, lungo il declivio di un colle alla sinistra del fiume Aterno, in mezzo ad un'ampia conca compresa tra la catena del Sirente e il lato occidentale del Gran Sasso d'Italia che, con la svettante cima del Corno Grande di 2912 metri, detiene il primato di montagna più alta dell'Appennino.
L'aspro massiccio del Gran Sasso pare segnare il limite tra le due tipologie di paesaggio presenti in Abruzzo: quello marittimo verso oriente e quello montano dell'alto Appennino ad occidente.

Il Gran Sasso da Campo Imperatore
La sua importanza non si limita solo al suo aspetto geomorfologico ma anche alla naturale vocazione di stazione sciistica e alla sua memoria storica: infatti in località Campo Imperatore (raggiungibile da L'Aquila in pochi minuti con una moderna funivia) fu tenuto prigioniero Mussolini nel 1943. L'albergo che lo ospitò, recentemente restaurato, conserva ancora intatta la stanza dove il duce visse ore difficili.
Non lontano dall'albergo si trova il prestigioso osservatorio astronomico ed una piccola chiesetta.

Veduta aerea del Gran Sasso che fa intravedere,
a destra,  il rifugio Duca d'Abruzzi
Molto suggestivo è il panorama delle maestose montagne innevate, che d'estate si colorano di un color verde brillante, interrotto qua e là dal bianco delle greggi che pascolano e che ancora costituiscono parte dell'economia e della tradizione dei piccoli centri abitati del Gran Sasso.
Il Lago di Campotosto
Il versante appenninico che da L'Aquila porta verso l'alto Lazio e l'Umbria si presenta articolato e ricco di vegetazione sino ad incontrare le acque del lago artificiale di Campotosto, il lago più grande d'Abruzzo, meta del turismo estivo.

La pineta di Roio
Proprio alla periferia del centro abitato dell'Aquila, sorge la magnifica pineta di Roio, un polmone verde dove rinfrescarsi nelle calde giornate estive che, anche in questa zona tipicamente montana, a volte, raggiungono temperature canicolari.

L'Aquila nasce ufficialmente nel 1254, su richiesta degli abitanti dei leggendari 99 castelli del territorio circostante, ad opera di Federico II di Svevia che emana un diploma, reso esecutivo dal figlio Corrado IV, nel quale si stabilisce di edificare la città di L'Aquila, il cui nome deriverebbe dal villaggio di Acculi, preesistente alla città o, più verosimilmente, dall'emblema imperiale degli Svevi; distrutta da Manfredi fu ricostruita da Carlo d'Angiò che la fece cingere di mura.

Il castello cinquecentesco a l'Aquila
Importante ricordare che fu proprio qui che, il 2 agosto del 1294, nella basilica di S. Maria di Collemaggio, veniva incoronato papa Pietro del Morrone col nome di Celestino V.
E che, sotto gli Aragonesi divenne così importante da essere la seconda città del regno dopo Napoli.

Già nel passato L'Aquila subì gravi terremoti: si ricordano particolarmente quelli del 1646 e del 1703, ma sempre riuscì a rialzarsi dal peso delle perdite sia materiali che affettive e ricostruirsi più bella di prima.

Ed è questo il mio augurio sincero: che L’Aquila possa risorgere e dare ai suoi abitanti un futuro di prosperità e felicità.

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